Andrea Contrini Fotografia
I Guardiani del Silenzio
A cent'anni dalla Prima guerra mondiale,
un viaggio fotografico tra le fortezze
dei Grandi Altipiani Trentini e dei Sette Comuni.
di Andrea Contrini
Prefazione di Antonio Gibelli
Testi storici di Fernando Larcher
F.to 30x21 cm - 208 pagine
italiano - tedesco - inglese
ISBN 978-88-7498-234-9
Euro 25,00
A un secolo di distanza dal suo scoppio, la guerra che ha tenuto a battesimo il secolo XX lascia ancora affiorare le sue tracce aspre e profonde nel mondo esterno e in quello interiore, nella memoria e nel paesaggio. Chi visiti oggi quei territori vedrà il terreno solcato da camminamenti, sovrastato da resti di fortificazioni, trasformato nella sua morfologia dalle esplosioni. In questi scenari si è aggirato con la sua macchina fotografica Andrea Contrini, puntando lo sguardo soprattutto sulle fortificazioni. Nelle sue immagini, la maestosità delle montagne e l’immensità dei cieli fanno da sfondo e cornice alle costruzioni di difesa e di offesa, venendone nel contempo snaturate e violate. Contrini esplora siti ormai silenti, dove l’erba e i boschi hanno riconquistato a fatica e mai del tutto i loro spazi. Percorre cunicoli e anfratti, segue percorsi sotterranei, si apre a visioni catacombali, a sculture di pietra che immortalano le fenditure profonde introdotte nel territorio dalle dinamiche della distruzione. Sono spesso costruzioni spettrali, che celebrano inerti, ingombranti, la potenza dell’odio scatenata dalla guerra nell’Europa delle nazioni. L’occhio del fotografo non vede, ma lascia intendere, l’abisso d’angoscia che sconvolse i combattenti, schiacciati dalla potenza delle macchine e dei materiali. Cominciata in nome di grandi emozioni e di grandi ideali, la guerra grande per antonomasia fu la prima guerra totale, l’incubazione dei fantasmi del XX secolo, che queste cattedrali della guerra di artiglierie sembrano a modo loro incarnare. E questi custodi, oggi muti, del silenzio sembrano evocare per contrasto i micidiali scoppi che diedero inizio al secolo e tornarono più volte a dilaniarlo.
ANTONIO GIBELLI