top of page

Nel vento di Normandia

Viaggio in infrarosso sui luoghi del D-Day,

lo sbarco alleato sulle spiagge della Normandia durante la Seconda guerra mondiale.

 

 

Sono trascorsi pochi minuti dalla mezzanotte del 6 giugno 1944 quando un fruscio nell'aria anticipa l'atterraggio degli alianti britannici a Bénouville in Normandia: l'Operazione Overlord ha inizio e culminerà nella più imponente operazione di sbarco anfibio della storia. Chiamato dal generale Erwin Rommel "il giorno più lungo", il D-Day porterà gli Alleati ad aprire una breccia nella "Fortezza Europa" di Hitler e ad aprire così il cosiddetto "secondo fronte".


Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword sono i nomi in codice assegnati alle spiagge normanne dove, alle prime luci dell'alba, l'ondata umana avanza tra il fuoco e il sangue mentre la marea inabissa i corpi dei morti. L'impeto si abbatte contro le fortezze naziste e a fine giornata viene creata una testa di ponte nel continente occupato. L'avanzata culminerà nell'aprile 1945 in Germania con l'annientamento del Terzo Reich, stretto nella morsa delle armate occidentali e sovietiche.


Nomi come Pointe du Hoc, Sainte-Mère-Eglise e Pegasus Bridge sono oggi entrati nella leggenda: luoghi visitati ogni anno da migliaia di turisti, veri "monumenti agli eroi" dove, in oltre settant'anni, le democrazie occidentali si sono glorificate del culto della libertà contro la barbarie nazista.


Ho percorso quegli ottanta chilometri di fascia costiera guardando ai memoriali e oltre, verso il mare e il cielo che quel martedì di settantaquattro anni fa si riempì di uomini e acciaio. Ho sviluppato una ricerca fotografica in infrarosso, digitale a colori, cercando quell'atmosfera sospesa e cheta, la cui solennità congela paesaggi solitari ma carichi di significati, di vita e di morte. Ho percorso quegli ottanta chilometri per ricordare i giovani che, mettendo piede su quelle spiagge, contribuirono a dissolvere l'oscurità che aveva pervaso il mondo.

 

 

                     

bottom of page